RIFERIMENTI



Trionfo di Bacco e Arianna


Matite su Carta
47 x 29 cm



 

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* Consiglio l'installazione di caratteri unicode per leggere i diversi alfabeti che si troveranno successivamente nel testo





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Come primo elemento rivelatore dell'opera, a sinistra, sventola alta la bandiera della Terra, ideata e disegnata nel 1970 dal contadino James W. Cadle, diventando poi immagine di dominio pubblico nel 2003.
Il suo disegno rappresenta il mondo, un cerchio di acqua azzurra e senza confini, nel nero universo, affiancato dal pallino bianco, la luna, e il grande sole giallo che travalica i confini della bandiera.

Una ragazza con fluenti capelli ricci fucsia fluttua sopra la scultura funebre di Paa Joe, artista e artigiano Ghanese specializzato in personalizzazione di bare realizzate a mano.
La sua arte non ha lo scopo di intrattenere, si tratta di un’elaborazione artistica che celebra un approccio sereno di accettazione della morte, con il senso di accompagnare con stile il defunto verso la sua prossima tappa.
La sue opere si inseriscono in un contesto comunitario e culturale che predispone emotivamente questa concezione di superamento della morte, quindi normalmente inserita nella quotiniadità.

Appena sotto, incoronata con un Lei (tradizionale ghirlanda Hawaiiana simbolo di affetto e ospitalità) troviamo Boa Sr, una dei più anziani membri della popolazione delle Grandi Andamane - situate nel golfo del Bengala, che fu l'ultima persona in grado di parlare la lingua Aka-Bo, estinta dopo la sua scomparsa nel 2010.
Una bambina adornata dal Nuilarmiut, il tradizionale copri spalle della Groenlandia, composto da centinaia di perline colorate, siede sulle spalle di una bimba dai capelli rossi vestita con un Ikat di seta colorata, il suo volto si é ispirato al ritratto di una bambina Uyghur ( ئۇيغۇر o уйғурлар) - popolazione musulmana di lingua turcofona, della regione autonoma nel Turkestan Orientale.

Seduta in basso troviamo una donna vestita con gonne gonfie, ricamate di pizzo bianco similmente indossate durante la cerimonia religiosa di celebrazione degli Orixas - il Candomblé, che si tiene a Salvador de Bahia in Brasile.
Ciò che volevo rappresentare con questa figura é la potenza del sincretismo.
Oltre a ricordare la sua complessità archetipica, il Candomblé affonda la sua origine in una tradizionale orale derivata dall'incontro di culture Yoruba, Fon, Bantu in seguito alla tratta transatlantica durante i secoli dello schiavismo.

Su un carretto Siciliano, dipinto con immagini atipiche rispetto alla sua decorazione tradizionale, si trova colei che nel dipinto di Carracci raffigurerebbe Bacco, lo sposo di Arianna, i suoi capelli sono fiori di ogni specie il cui nettare nutre il colibrì sempre accanto a lei.

Esibisce con slancio un mazzo di banconote che riporta la cifra 000, valuta senza valore, e sul suo braccio un tatuaggio in scrittura Baybayin scrive ᜋᜎᜐᜃᜒᜆ᜔ "Malasakit" .
Malasakit é una delle parole che non ha una diretta traduzione in italiano, si tratta infatti di un concetto, un valore culturale, la virtù di un singolo che esercita un impatto sugli altri, può essere descritto come "prendersi cura di qualcosa o qualcuno come se fosse il proprio".
Un concetto vagamente esprimibile con l'italiano "empatia".

                                                                          MA LA SA KI T
                                                                         
                                                                                               
L'alfasillabario Baybayin é il sistema di scrittura autentico della lingua Tagalog in Filippine, probabilmente antica dal 1300, in disuso e quasi dimenticata dopo la colonizzazione.




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Un putto con le ali di fenicottero incorona un uomo con un pandoro. L'uomo prende il posto di Arianna del dipinto di Carracci, ed indossa una cappa su cui spicca sulle spalle una scritta, che potrebbe essere letta a prima vista come la più prevedibile "Cream - Cash Rules Everything Around Me " o come si può anche speculare che tra le pieghe ci sia scritto Oream (che ribattezzo come Opinions Rule Everything Around Me).

Le ruote del carro su cui viaggia l’uomo riportano incise cinque frasi.
La prima ruota tutto attorno: ᑲᑎᒐᒃᑭᑦ ᖁᕕᐊᓇᖅ ("Katiruutarivagit", in lingua Inuktitut significa "piacere di conoscerti") e ᒫᓂᒥᐅᑦᓴᔭᐅᕕᑦ? ("Maanimiutsajauvit" in lingua Inuktitut "sei di queste parti?") : delle frasi che esprimono interesse verso l’Altro e che si rivolgono all'osservatore.

Nei bastoni della prima ruota si intravedono le sillabe ᏙᎯ Do-Hi in lingua Tsalagi, l'idioma di ceppo Irochese parlato dalla popolazione nativa americana Cherokee (originali residenti dell'attuale Carolina del Nord e Sud, Kentucky e Tennessee) Do-hi in Tsalagi significa pace e buona salute.
Nella seconda ruota, nei bastoni, sempre in Tsalagi la parola ᏅᏓ Nuu-Dah che significa "sole" o "luna", il significato é il medesimo, ho scelto questa parola per la sua interessante ambivalenza.
La seconda ruota attorno ha incisa una frase scritta in geroglifici appartenenti alla lingua Mi'kmaq, della famiglia delle lingue Algonchine, parlata dalle popolazioni First Nations dell'attuale Canada Orientale.
L'alfabeto Mi'kmaq é presumibilmente un sistema mnemonico di simboli utile per ricordare concetti o pensieri articolati, spesso i simboli venivano incisi su legno o cortecce, ho voluto rappresentare e celebrare questo metodo per l’ingegno e l’inventiva.
La frase significa "Perché sono necessari tutti questi diversi passaggi? " e viene rappresentata come segue : 

                                                                

La decorazione sul cavallino scrive in arabo متمرد che significa "ribellarsi".
Il monile in oro del ragazzo con il microfono é un'opera di Kali Arulpragasam, della collezione di gioielli politici "Terrorism Affects Tourism", che raffigurano una sorta di cartolina turistica  rappresentante gli aspetti positivi dei paesi tormentati dalla guerra, qui é raffigurato il gioiello di Haiti. I piumaggi che adornano il ragazzo prendono ispirazione dai costumi delle celebrazioni Powwow.
Un bambino é intento a guardare in avanti al corteo, porta dei pantaloni extralarge con l'emblematica grafica di Andy Takakjian realizzata per lo skater Mark Gonzales.





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Un angelo entra in un buco nero, guidato da una luce arcobaleno, si tratta di una dimensione nascosta o non precisamente definibile. Porta in testa un'opera dell'artista Haitiano Moro Baruk, una maschera creata in papier-mâché di un tucano, come fosse un'emanazione totemica.

Tiene in mano il libro di "Gentlemen of Bacongo" di Daniele Tamagni, che porta con se nella nuova dimensione.

Una donna applaude in festa, come nel dipinto di Carracci, una delle Menadi - possiede una sfaccettata caratterizzazione estetica : ho attinto dai costumi Rashaida, popolazione di discendenza Araba in Eritrea, e dalla costumista surrealista Eiko Ishioka, mescolando con i simboli di un globo celeste, rappresentazione del primo mobile e i relativi significati astrologici, immagine che si ritrova anche all'interno di Palazzo Farnese stesso.



A terra, su un tappeto di seta appaiono in alfabeto Accadico, la più antica lingua semitica utilizzata in Mesopotamia, due parole che esprimono “Allu” e “Sulmu”, delle semplici parole di saluto.   

                  ALLU                          SULMU                            
         
                                
     
   
Sul tappeto giace parte dell'opera dell'artista Jennifer Lyn Morone il cui lavoro riflette sul tentativo di stabilire il valore di un individuo in un'economia basata sui dati.
Come atto di protesta contro la natura sfruttatrice delle aziende e la crescente industria dei dati, l'artista si é registrata come corporation che mette in vendita i suoi dati personali, tra cui fotografie, indirizzi di casa, esami medici sotto forma di pacchetti o carte prepagate, suddivise per campi : economia, lifestyle, salute ecc.
Ho scelto la carta dell'"identità".

Una ballerina della danza di gruppo Caporales Boliviana, gioca allegramente con un fluido violetto che fa trasparire un simbolo Nsibidi, antico sistema di scrittura proveniente dalla regione Calabar, Nigeria del Sud.

Il simbolo é il Chi, che possiede un significato estremamente complesso e pregnante nella cultura Igbo (Nigeria del Sud Est) : spesso indicato come anima o angelo guardiano, oppure utilizzato per esprimere il periodo di transizione della luce che diventa buio e viceversa, il Chi é un concetto indefinibile e la sua qualità tende a sottolineare l’incapacità delle parole di esprimere sentimenti o condizioni.
Questa accezione di incapacità del linguaggio non é necessariamente da non considerarsi negativa. 
Il Chi può anche indicare il modo in cui viene chiamata una persona nella sua dimensione non terrena.
Si approfondisce sulla natura Chi attraverso gli articoli del prof. Abiola Irele svolti sull’analisi del lavoro dello scrittore Nigeriano Chinua Achebe :

“[...] Gli Igbo credono che un uomo riceva i suoi doni o talenti, il suo personaggio [...] prima di venire al mondo. Sembra che a quel punto ci sia un elemento di scelta a sua disposizione e che il suo Chi presiade alla contrattazione. Da qui il detto Obu etu nya na chie si kwu, spesso usata quando la disgrazia di un uomo è in qualche modo al di là della comprensione e quindi possa essere attribuibile solo a un accordo che lui stesso ha stipulato, all'inizio di tutto, da solo con il suo Chi, perché c'è una giustizia fondamentale nell'universo e nulla di così terribile può accadere a una persona della quale non ne sia in qualche modo responsabile. [...]”.


                                                                              Il simbolo del Chi
                                                                                                             
                                                                                         





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Posta in basso a destra, nello spazio adibito solitamente alla firma, appare la figura di una donna sdraiata sulla pancia che rivela la naturalezza delle sue forme, mentre il suovolto é celato da una Tulipa Gesneriana, screziata di bianco e rosso cremisino.
In determinate simbologie floreali  il tulipano rappresenta il senso del vero amore.
Questo dettaglio pare una sorta di rebus metaforico per esprimere un gesto d’affetto incondizionato verso il corpo.


Una donna fluttua seduta su una bolla di sapone o una sfera di luce e liquido, ondeggiando in assenza di gravità.
Tiene due bambini in braccio e il tatuaggio impressionato sul petto scrive la parola ⵜⵉⴷⴷⵓⴽⴽⵍⴰ (Tiddukkla), che significa amicizia, scritta in alfabeto Tifinagh, in lingua Tamazight parlata da molte popolazioni intorno al Sahara.
Sebbene l'origine della scrittura sia incerta il Tifinagh è legato all'alfabeto fenicio ed é presente da più di duemila anni. La parola tifinagh è la combinazione delle parole itif - scoperta e nnegh - nostro, cioè la nostra scoperta, in lingua Tamazight.
L'alfabeto Tifinagh possiede caratteristiche storiche transculturali, raduna ed esprimere da secoli diverse lingue parlate nel deserto: dal Marocco al Niger, dalla Libia al Mali.
Come è noto, il deserto cambia continuamente forma e così anche i suoi “confini", poiché il vento soffia non curante dei limiti imposti dall’essere umano.

I palloncini dorati creano una scritta "ES" : può essere letto come lo spagnolo per é oppure il concetto di psicologia moderna per l'ES considerata come la voce della natura nell'anima della persona o l'istanza intrapsichica più arcaica della nostra mente.

In questa figura si racchiudono tre elementi naturali : il primo é la gravità che modella la sfera luminescente e tutti i pianeti dell‘universo conosciuto, il secondo é l’aria o il vento del deserto che spazza via i confini e soffia sul petto tatuato e tra i capelli della donna, e infine l’elio che gonfia i palloncini, il secondo elemento più diffuso nell'universo dopo l'idrogeno.

Questi tre elementi, sebbene siano invisibili e intangibili, permottono di far percepire la loro presenza, grazie alla messa in relazione con altri elementi in cui sono inseriti (palloncini) o sotto la forma che prendono oggetti da essi modellati (sfera).

Il mio autoritratto nel palloncino dorato.







Ringrazio la libreria Chatr di Marrakech che mi ha guidato nella scelta del dizionario Tamazight,
Karim Metref per la revisione del Tamazight,
il Cherokee Nation per la corretta scrittura dei vocaboli in Tsalagi,
Ate Loren per la traslitterazione in Baybain,
i miei viaggi e internet.



L'interpretazione e il collegamento di ciascun elemento dell'opera é libero e aperto, la mia intenzione é di celebrare l'eclettismo umano ed esprimere forza positiva trainante, ricordare ciò che temo possa scomparire (dal ricordo dei sogni ad antichi idiomi), citare artisti che hanno influenzato i miei pensieri, porre l’accento sull'ambivalenza e ambiguità delle parole, azzardare in disegno sensazioni sotterranee, esprimere l'esistenza di differenti livelli di realtà, dimensioni sconosciute che vorrei rendere familiari e goderne visivamente.




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